Si racconta che il diavolo è stato il primo a fare l’acquavite. Per una buona azione sia detto “grazie” anche al diavolo.
(Gor’kij M.)
Si racconta che il diavolo è stato il primo a fare l’acquavite. Per una buona azione sia detto “grazie” anche al diavolo.
(Gor’kij M.)
L’uomo diventa spesso ciò che crede di essere.
(Gandhi M.)
L’autentica esperienza è quella in cui l’uomo diventa cosciente della propria finitezza.
(Gadamer H.G.)
Il serpente è un animale che ritorna costantemente nelle mitologie dei popoli, sia in chiave positiva che negativa; abbiamo affrontato in precedenza il tema dei Nāga.
Nel continente sudamericano, in modo particolare nelle mitologie dell’Impero Tiahuanaco (200 – 600 d.C.) e dell’Impero Inca (1250 – 1548 d.C.) è presente una forma divinizzata di serpente (o forse sarebbe meglio dire drago) conosciuto in lingua quechua col nome di Amaru. Veniva rappresentato come un serpente alato, con occhi cristallini, muso rossastro, testa di lama (a volte di un puma) e coda di pesce. Secondo le credenze viveva sottoterra o sul fondo dei laghi e dei fiumi. L’Amaru era in grado di oltrepassare i confini da e verso il regno spirituale del mondo sotterraneo… questo passando attraverso tre mondi: da Hanan Pacha (mondo celeste), passa attraverso Kay Pacha (mondo attuale) a Ukhu Pacha (mondo interno o Madre Terra).
Era un simbolo di profonda saggezza, ma rappresentava anche il divenire delle cose (profondo era il suo legame col fuoco e con l’acqua).
Ancora oggi il culto di Amaru è uno dei più antichi di tutto il continente.
Nella città di Tiahuanaco (Bolivia) si trova la Porta del Sole dove si può ammirare una rappresentazione del Amaru.
Gesù era, secondo me, un artista supremo, perché vide ed espresse la Verità; e tale fu Maometto, essendo il Corano la più perfetta creazione di tutta la letteratura araba.
(Gandhi M.)
Il luogo dei morti è sotto alla casa, essi non vi riposano poiché essi non hanno bisogno di riposo. Essi aspettano, vivendo la morte con rassegnazione, che qualcuno scenda le scale per il sotterraneo. Che qualcuno sia così impavido da scendere al loro cospetto.
Con la torcia in mano, un gradino alla volta, accompagnato dalla riverenza e dalla cautela, non emettendo rumori, neppure per respirare. Si scende da loro per avere consiglio, per ascoltare le loro storie e raccontare le proprie. Si partecipa al loro essere vigili in questo mondo addormentato.
Vivono e respirano più di quanto voi abbiate mai vissuto e respirato.
E’ lontano dal mondo degli uomini che possiamo ritrovare la vera natura delle cose, ascoltando le voci tra gli alberi.
Non c’è verità nella modernità delle cose, negli oggetti, nel possesso, nella frenesia del consumo e nell’isteria compulsiva dell’apparire.
L’uomo moderno è un cieco che vaga in mezzo agli inferi, non saprebbe mai attribuire importanza al muschio se non fosse in grado di determinarne il prezzo. Stolto.
Chi in cento battaglie riporta cento vittorie, non è il più abile in assoluto; al contrario, chi non dà nemmeno battaglia, e sottomette le truppe dell’avversario, è il più abile in assoluto.
(Sun Tzu)
I giovani fanno le guerre… e le virtù della guerra sono le virtù dei giovani: coraggio e speranza per il futuro. Poi i vecchi fanno la pace… ed i vizi della pace sono i vizi dei vecchi :diffidenza e cautela. Deve essere così.
Young men make wars, and the virtues of war are the virtues of young men – courage and hope for the future. Then old men make the peace, and the vices of peace are the vices of old men – mistrust and caution. It must be so.